ALESSANDRO REPETTI
Agosto 1, 2008
Alessandro Repetti, nato a Genova il 22 Aprile 1976 ricopre il ruolo di amministratore di Area Time srl, società di marketing relazionale ed istituzionale nata a Genova nel 2002. Esperto in rapporti commerciali ed istituzionali, segue lo sviluppo del Consorzio Multicon e delle aziende aderenti. Presiede inoltre l’associazione giovanile, culturale e sportiva “Faccio Cose, Vedo Gente” ed infine è presidente dell’associazione no profit “Consilium Foce Genova e Dintorni” conosciuta anche per la gestione dei Giardini Gilberto Govi a Genova.
MASSIMO MANCINI
Luglio 31, 2008
Roma Genova solo andata. Storia di un viaggio economico e di costume che Massimo Mancini, imprenditore romano col vizio delle genovesità, inizia 12 anni fa con l’Impresa Mancini srl. Sede romana, dai 60 ai 100 addetti, e un secolo di produttività.
Di padre in figlio fino a lui, 48 anni, e l’approccio industriale al progetto. E’ il taglio insolito con cui sbarca nella Genova dei cantieri edili a scuotere il sistema. Brillante comunicatore, Mancini annusa la città, la respira nei suoi vicoli stretti, studia quell’ingresso non facile in un’arena che ti scruta. Relazioni per sondare, Mancini è bravo e ha dalla sua una tradizione forte: lavori in tutta Italia e solo appalti pubblici. Si sbilancia sul Nord e la porta è Genova, dove Mancini passa tre giorni su sette (“perché a Roma ci sono i mie tre figli”), dove ad Albaro ha messo su casa (famose le cene sulla terrazza “romana” che sposa il Genova-style), dove ha trasferito qualità e metodo.
Lavori importanti a Milano e Torino, e adesso Genova con tre cantieri attivi e tre acquisiti. C’è da concludere la spettacolare ristrutturazione di quella che sarà la biblioteca universitaria, di fronte alla stazione Principe. Il trionfo degli stucchi, i parquet fotografati e ricreati, i soffitti a cassettoni, gli affreschi. Cammini sul legno grezzo del salone delle feste, le scarpe non si sporcano, i tacchi non s’incastrano, e gli spazzi prendono anima. Un saggio di come lavorano Mancini & Co.
Le maestranze che porta in giro sono quelle genovesi, la squadra di base è sempre la stessa, e partecipa agli appalti col massimo ribasso. Vince Mancini, e con buon scarto davanti ad altre imprese magari genovesi. “Velocità ed efficienza-sintetizza l’uomo-Se l’utile industriale di un appalto può essere il 10 per cento, prima finisco più guadagno, abbattendo le spese di gestione del cantiere. E’ un processo industriale. Da me c’è un operaio in più piuttosto che cinque in meno.”
Mancini ha reso l’idea, ma ci tiene a ribadire il concetto: “Ogni cantiere aperto incide almeno di un 5 per cento sulle spese generali. Il nostro è un lavoro pagato per la produzione materiale e a libro paga ci sono capocantiere e assistente che mi costano ma non producono. Quindi, più operai coordinano meno gravano”. Tradotto: “Più manodopera qualificata e marce serrate. E l’opportunità di passare ad altri appalti”. Il sistema dà fior di risultati, tant’è che molti colleghi genovesi gli hanno proposto di associarsi. Lo ha fatto con 3-4 imprese, con “cui c’è un ottimo rapporto. Il resto è concorrenza, “che deve essere qualificata. E più i controlli sull’operato sono attenti, meglio è”.
E qui il Mancini-romano spezza lance sul suo futuro genovese. Perché “Genova mi piace, è più vera di Roma e preferisco lavorare qui. Roma è clientelare , soffoca la capacità imprenditoriale che si scontra con rendite di posizione invalicabili. Di Genova mi piace l’evidenza della competenza , qui sanno apprezzare , sono attenti e oculati. Con me stanno spendendo bene i loro soldi e me lo fanno capire”. Fotografa la città in controluce, nella sua evidenza celata, nel suo essere osservatorio: “Genova è più piccola, le cose si vedono e sanno chi le ha fatte”.
Intorno c’è un progetto, una scelta commerciale, “che non ti porta a chiedere lo sconto su 20 metri quadri di mattonelle, ma ti fa fiutare il business.” Ne viene fuori il ritratto del nuovo imprenditore che “deve dare risposte sociali, e, perché no, intervenire sulle sponsorizzazioni”. Poi il flash sui genovesi: “Gemme grezze cui devi arrivare al cuore, che è la mia condizione per stare bene. Lo devo alla formazione romana se apprezzo tutto questo.”
A Mancini piacciono la buona cucina, la buona compagnia, i rapporti veri e dedica alle relazioni tutto il suo tempo libero. Lo stato ideale in una città che ha eletto come sede di riferimento privato e della sua azienda.
E’ iscritto alla genovese Camera di Commercio e alle associazioni di categoria. Comunica, chiarisce, parla di metodo e approccio, e lascia tracce evidenti. Non male per lui, abruzzese d’origine, (nato a L’Aquila), romano di formazione e genovese d’adozione. Che dopo tre anni d’ingegneria inizia a lavorare creando un’impresa sua, parallela a quella del padre. Parte con piccoli appalti e si fa le ossa in autonomia. Bella scuola. A 28 anni si sposa, e a 33 confluisce nell’azienda di famiglia di cui prende in mano le redini. Ne raddoppia ogni anno il fatturato e ne accresce l’operatività in maniera esponenziale. A 36 anni diventa presidente del Consorzio Bonifica e Ambiente (la Mancini è azienda partecipata al Consorzio), costituito dalle municipalizzate dell’Emilia Romagna e altri partner nazionali per promuovere il servizio alle città del Medio Oriente, bacino del Mediterraneo. Viaggia per sei anni e si misura con i non facili interlocutori arabi. Una palestra che lo formerà sulle competenze nei servizi alle città, particolare non trascurabile nel progetto d’insieme della Mancini srl.
E’ evidente che all’imprenditore il centro Italia ormai sta stretto. Punta al nord per grossi appalti, quelli che gli daranno credibilità e autorevolezza, che gli apriranno le porte di questa Genova fin troppo cauta nel dar fiducia al nuovo.
Impresa Mancini srl, di Massimo Mancini , massimoman@iol.it oppure massimoman@tre.it
393/3338205
OFELIA LACHNER
Luglio 24, 2008
Figlia d’arte: Suo padre Zelig, immigrato in Argentina dalla Polonia (poi Austria e ora Russia), disegnatore, pittore ,noto decoratore d’interni , si dedicò con preferenza ad affrescare le cappelle private delle stupende ville Liberty dei quartieri alti di Buenos Aires negli anni 1930 al 1945. Ofelia si formò con il fratello Simon della scuola di disegno pubblicitario di Jorge Amado , sempre a Buenos Aires. Sposata giovanissima ,appena ventenne già madre di due figli, si vede coinvolta con il marito nelle vicende politiche che stravolgono il loro paese dopo il colpo di stato di 1955 con la successiva altalena di democrazia- colpi di stato, fino al 1980, anno in cui l’ultima feroce dittatura militare li costringe ad emigrare in Europa definitivamente. L’Italia e la Toscana sono il traguardo di più di 30.000 km di percorsi dal porto di arrivo, Napoli e poi Roma, Milano, la Svizzera, Austria, Germania,Olanda, Francia, Spagna . Nonostante tutto Ofe (cosi Ofelia Lachner firma le sue opere) non ha mai abbandonato il disegno e la pittura : dai ritratti ai nudi in carboncino e acquarello, agli interni geometrici e caldi, abitati dalle giovani creature che li popolano sparpagliate qua e la nelle poltrone, per terra, guardando dalle finestre avvolti nella bruma dei sogni e poi le luminose strade di quartiere con le stesse giovani figure in fuga inseguite dalle famose Ford giallo-verdi dei paramilitari. Di queste opere si e salvato solo un olio che raffigura un sogno ricorrente: la figura notturna che fugge attraverso il “ponte” che attraversa i corridoi delle case vicine, per terra le ombre dei caschi militari e fucili sotto il cielo rosso e lunare di una portentosa sera tutta “portenia”.Viareggio sarà la seconda patria, una scelta che diventerà nido e rifugio, luogo d’incontro, di lavoro e di conoscenza con la Associazione di Artisti versiliesi, dieci anni di impegni compartiti con Renato Santini, Luisa Cellai, Vasco Giannini, e tanti altri e donde prende contatto con il mondo delle Gallerie d’Arte ed i critici specializzati. Ed è il Prof. Tommaso Paloscia, già noto e prestigioso critico d’arte, che dalla sua città,Firenze, la incoraggia ad uscire dall’anonimato europeo presentando il suo catalogo nel 1991 . Poi nella Galleria Aspern di Vienna per primo e sopra tutto dalle mani della Galleria Vallardi La Spezia) di Euro Cappellini, già membro direttivo dell’ Associazione Nazionale di Gallerie d’Arte Moderna, il percorso di mostre in tutta Italia, da Viareggio a La Spezia, da Torino a Venezia, dall’ Olanda alla Spagna e poi l’agognato ritorno a Buenos Aires nella Galleria di Susana Negri e Sara Garcia Uriburu nel 99 e la grande mostra antologica a Pietrasanta nel 2004.
“Neo impressionista metafisica” l’azzeccata definizione che gli esperti hanno dato alla sua pittura appassionata, a suoi paesaggi urbani confusi di una luce che non smette di stupire e le sagome intrise di domande delle figure che li popolano, i cieli e gli alberi che parlano di una città che diventa nella pittura di Ofelia, tutte le città dell’essere umano.Mostre a livello europeo, prima con la Galleria Aspern di Vienna poi sotto la programmazione della Galleria Vallardi
EVENTI di rilievo
- 1996 - 1999 - VIENNA
- 1999 - VIAREGGIO (foto Prof. Paloscia e Cicutto)Catalogo presentato da Maria Kodama, Fondazione Internazionale Jorge L.Borges e Prof.Tommaso Paloscia -Firenze
- 1998 - TORINO
- 1999 – BUENOS AIRES (foto Galleria Sara Garcia Uriburu,Susana Negri, critico Bs.Aires Herald)
- 2000 - VENEZIA – Illustrazione testo Prof-Leonello Puppi
–Univ.Ca’Foscari
- Dal 1997 Euro Cappellini, Galleria Vallardi , La Spezia., Assoc.Nazionale Gallerie Arte Moderna Con un percorso che comprende le mostre a Vienna, Amsterdam, Barcelona.